Fabio Vittorini

Ho deciso di dedicare una sezione solo al tema della gestione dei rifiuti, perché è un elemento paradigmatico della politica romana. Rappresenta il fallimento delle istituzioni capitoline, che nel tempo sono state gestite praticamente da tutte le formazioni politiche presenti nel nostro arco costituzionale. Un caso quindi di fallimento conclamato che non può più essere ignorato, né tantomeno derubricato a semplice mala gestio romana. Piuttosto il problema della gestione dei rifiuti è l’emblema di una visione accentratrice del potere amministrativo, che pur peggiorando, di anno in anno, di amministrazione in amministrazione, tenta ogni volta di accumulare ulteriori poteri nella figura del Sindaco, oggi anche commissario speciale per la gestione dei rifiuti, per il Giubileo e cosa ancor più assurda lo sarebbe stato anche per l’EXPO, seguendo la folle teoria che più potere ha una sola persona e meglio può governare. La realtà nazionale, però, ci racconta una storia completamente diversa. Se infatti guardiamo a come vengono gestiti i rifiuti nel resto d’Italia, scopriamo che ci sono territori molto grandi, composti da un puzzle di decine, talvolta centinaia di piccoli e medi comuni, che hanno trovato la strada di coordinare la raccolta dei rifiuti, con livelli ottimali di differenziata e recupero di preziose materie prime. Ma tutte le realtà più qualificate in questo settore indicano come una corretta suddivisione dei compiti e delle responsabilità gestionali sia alla base di un virtuoso ciclo dei rifiuti. Cioè tutto il contrario di ciò che accade a Roma da anni. La più grande discarica d’Europa, (Malagrotta) il più grande termovalorizzatore (quello che si vorrebbe costruire a Santa Palomba). L’opposto di quello che succede in Lombardia, dove per esempio a Milano ci sono decine di siti di trasferenza e trattamento dei rifiuti. Ritengo che proprio tra le principali opportunità offerte dalla teoria delle ‘sette città’, c’è proprio la gestione dei rifiuti.